Politica

Didattica a distanza, parla il vicepresidente della Provincia di Verona, David Di Michele

Il dibattito sulla gestione del mondo della scuola in riferimento alla pandemia da Covid-19 si è nuovamente fatto incandescente in questi giorni.

E, a tal proposito, ha voluto dire qualcosa anche il vicepresidente della Provincia, David Di Michele, che ha la delega in materia: «In merito alle numerose chiamate di questi giorni dei tanti genitori, esprimo quella che è la mia opinione personale sulla situazione scolastica. Mi dispiace constatare che dopo diversi sforzi economici e organizzativi per garantire il rientro in sicurezza dei nostri studenti, docenti e collaboratori, la situazione sia ancora critica. La didattica a distanza doveva essere una soluzione temporanea ma così non è stato. Abbiamo rispettato le normative e i nuovi adeguamenti anti-contagio, con tutte le difficoltà del caso nella ricerca di nuovi spazi per far garantire le distanze fra i ragazzi, nell’installazione nelle classi di nuovi arredamenti come i monobanchi e le sedie ribaltine nell’organizzazione della rotazione scolastica. A che cosa è servito però tutto questo? A nulla a quanto pare, se oggi gli studenti sono tornati a casa dietro a un pc».

Di Michele si concentra quindi su quanto fatto, per sua competenza dalla Provincia: «Da parte nostra c’è stato il massimo impegno per realizzare una scuola sicura ma non si può non considerare le conseguenze umane, sociali e psicologiche del confinare un adolescente dentro le mura domestiche. A iniziare dallo sviluppo cognitivo ed empatico fino ad arrivare al livello di apprendimento, parametri che aumentano con una didattica in presenza e un confronto diretto con i propri coetanei ed insegnanti».

«Altra questione critica della didattica a distanza – prosegue Di Michele – è la gestione dei figli a casa: come possono lavorare i genitori? Se almeno uno dei due è in smart working una soluzione si trova, diversamente la situazione si ripercuote sui nonni, come sappiamo, le persone più fragili e colpite dal covid-19. Allora chiudiamo le scuole però poi mettiamo a rischio le vite dei nostri anziani, è forse giusto questo?»


«Attenzione poi – conclude il vicepresidente – che non sempre ci sono i nonni a poter dare il loro contributo alla gestione familiare e dove non c’è un occhio attento e vigile, si insinua purtroppo un altro drammatico fenomeno, quello della dispersione e abbandono scolastico, i cui dati, ricordo, erano già gravi prima dell’emergenza. I ragazzi devono quindi tornare a scuola al più presto perché non sono questi i luoghi del contagio ma se mai quelli esterni o gravitanti attorno la scuola».

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