La consigliere regionale Bigon (Pd) definisce preoccupante la mancanza di medici nei Pronto soccorso
«Dobbiamo mettere i medici nelle condizioni di poter lavorare con turni umani, in sicurezza e con retribuzioni adeguate, commisurate al rischio e alla responsabilità; altrimenti l’emergenza nei Pronto soccorso è destinata ad aumentare a tempo indeterminato». È quanto dichiara la vicepresidente della commissione Sanità in Consiglio regionale Anna Maria Bigon, dopo aver letto il report di Cimo Veneto su 24 Pronto soccorso del Veneto, da cui emerge che circa il 70% delle Ulss fa ricorso a medici nelle cooperative oppure nella libera professione per riuscire a coprire i turni.
Per ciò che concerne il territorio della Pianura veronese, quella della carenza di medici è stata la motivazione addotta dall’Aulss 9 Scaligera per giustificare la repentina chiusura del Punto di primo intervento di Bovolone dopo appena due mesi dalla sua riapertura.
«Sono numeri elevatissimi ed estremamente preoccupanti – sottolinea la consigliere del Partito democratico – ma il peggio deve ancora arrivare. Molti professionisti si avvicinano alla pensione, i bandi di concorso restano deserti, le borse di specializzazione non vengono assegnate e le dimissioni aumentano. Nei giorni scorsi il ministro Speranza ha annunciato nella Legge di bilancio un’indennità specifica per chi lavora nei Pronto soccorso, a partire dal 2022, con uno stanziamento da 90 milioni: è una decisione giusta che andava presa da tempo, ma da sola non è sufficiente».
«Dobbiamo rendere attrattivo il Sistema sanitario pubblico, migliorando a 360 gradi le condizioni di chi ci lavora, non soltanto dal punto di vista economico», conclude l’esponente dem.