Emergenza aviaria, Anna Maria Bigon invita la Regione a dichiarare lo stato di calamità
«Il settore avicolo è in ginocchio, sono d’accordo con le associazioni di categoria: la Regione dichiari lo stato di calamità, servono però contributi e ristori in tempi rapidissimi perché soprattutto nel veronese la situazione è drammatica». L’appello arriva dalla consigliere regionale del Partito democratico Anna Maria Bigon, che rilancia le preoccupazioni espresse dagli addetti ai lavori in merito alle conseguenze economiche prodotte dall’epidemia di influenza aviaria. «Tutta la provincia di Verona, dove si concentra il 60% degli allevamenti contagiati, è classificata come zona rossa e quindi non sono consentiti gli accatastamenti degli animali. Per questo è necessario dar loro priorità nei ristori», sottolinea.
«Con la legge di bilancio nazionale», ricorda l’esponente dem, «sono stati stanziati 30 milioni per la filiera delle carni bianche, che è una prima risposta, ma ovviamente parziale se consideriamo che i danni stimati tra diretti e indiretti arrivano a circa mezzo miliardo di euro. E le risorse devono arrivare in fretta perché a breve le aziende avranno problemi di liquidità, in questo senso anche una moratoria sui mutui o il rinvio delle scadenze fiscali sarebbero un segnale importante».
«Per il futuro torniamo a chiedere di rafforzare i servizi di prevenzione per incrementare monitoraggi e controlli, ma soprattutto non è più rinviabile l’obbligatorietà di un piano regionale per fronteggiare i casi di epidemia, in aggiunta a quello nazionale, anche perché si stanno verificando con frequenza sempre maggiore», ammonisce la vicepresidente della commissione consiliare Sanità.
Nei giorni scorsi, assieme al collega Andrea Zanoni, Anna Maria Bigon – sempre con il fine di fronteggiare l’emergenza rappresentata dall’influenza aviaria – ha lanciato un appello con il quale si invoca la sospensione immediata dell’attività venatoria.
«L’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie», spiegano i due consiglieri regionali del Pd, «ha riscontrato diversi animali selvatici infetti: germano reale, fischione, gabbiano reale, gazza, oca selvatica, gheppio, gufo, airone cenerino, gabbiano comune e civetta. Alcuni, come gazze, germani e fischioni sono specie cacciabili, perciò i cacciatori diventano potenziali vettori. Il contatto, la detenzione, il trasporto e la macellazione della fauna infetta possono favorire la propagazione del virus con conseguenze pesantissime: basti pensare che un grammo di feci infette può provocare decine di milioni di euro di danni. Inoltre sono in atto ripopolamenti a scopi venatori tramite animali provenienti da allevamenti, in particolare fagiani, aggiungendo così ulteriori rischi».
Da qui la doppia richiesta: stop alla caccia di tutte le specie di uccelli e al ripopolamento della fauna selvatica per fini venatori anche fuori dalle aree interessate dai focolai. «L’aviaria ha finora fatto danni enormi, stimati in mezzo miliardo di euro solo in Veneto, con 14 milioni di capi abbattuti. Adesso è giusto che si chieda un sacrificio ai cacciatori, le cui associazioni ricevono peraltro finanziamenti pubblici a pioggia dalla Regione: anche loro facciano la propria parte per vincere questa battaglia», affermano congiuntamente Bigon e Zanoni.