“Senza sosta”, un documentario che dà voce alle madri in prima linea contro il Covid
Oggi, praticamente in tutto il mondo, si celebra la “Giornata internazionale dei diritti della donna” (comunemente indicata con il nome di “Festa della donna”). Questa ricorrenza, che è nata negli Stati Uniti nel 1909 e che in Italia si tiene dal 1922, dovrebbe servire per indurre la collettività a riflettere sul ruolo della donna nella società e a prendere coscienza delle disparità di genere tutt’ora esistenti. Purtroppo, anziché stimolare un’analisi delle cause alla base delle di tali iniquità (particolarmente evidenti, ad esempio, nella sfera lavorativa) e, contestualmente, un utile dibattito sulle misure da mettere in campo al fine di eliminarle definitivamente, molto spesso l’8 marzo si riduce ad un appuntamento intriso di sterile retorica, assumendo – anno dopo anno – i connotati di un’occasione sprecata.
Un buon modo per trasformarla, invece, in qualcosa di costruttivo consiste nel prendersi un po’ del proprio tempo per visionare lavori come il documentario dal titolo “Senza sosta. Storie di madri sanitarie in prima linea durante la pandemia Covid-19”, realizzato dalla giornalista veronese Sara Avesani (reperibile gratuitamente sulla piattaforma YouTube).
«Vogliamo raccontare uno spaccato su una categoria di “angeli” che ha portato avanti il Paese, senza mai tirarsi indietro con un carico emotivo duplice, a lavoro e a casa. Vogliamo parlare di donne e di bambini, i soggetti più colpiti dagli effetti della Pandemia Covid 19», si legge nella sezione che presenta il video agli utenti, «Vogliamo mettere in luce la sfera privata di queste donne nel rapporto con i loro figli, dar voce ad una dimensione familiare a cui non si è dato abbastanza peso. Ogni giorno hanno affrontato un nemico per molti mesi oscuro, misterioso. Per certi versi lo è ancora adesso. Lo hanno fatto nelle corsie degli ospedali assistendo malati di Covid e alcuni di loro hanno pagato con la morte la loro dedizione. Lo hanno dovuto affrontare, però, anche nelle proprie case. Si sono dovute mettere di fronte alla realtà di un distanziamento, fisico prima di tutto, perché quello mentale era da scongiurare».
Tra coloro che compaiono nell’opera di Sara Avesani c’è anche la consigliere comunale legnaghese Silvia Baraldi, che interviene in qualità di presidente del comitato Cemr (Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa) per l’uguaglianza di genere.
«Durante la pandemia», afferma Silvia Baraldi nel documentario, «si è svelato che l’anello debole di questa società, ma anche l’anello più importante, sono le donne e i bambini. Madri che lavoravano 24 ore su 24 che hanno dovuto lasciare i propri figli alle cure dei nonni, dei parenti, per poter svolgere un lavoro che non era più soltanto un lavoro, per salvare vite. E questi bambini hanno vissuto una grande solitudine, una solitudine sociale, perché hanno dovuto vivere in ambiente domestico fuori da quei rapporti che sono normali per i bambini, e una solitudine familiare, soprattutto nel legame con la madre. Eppure, nessuno ne ha parlato».