Al XVI Forum della Borsa del Placement le università e le aziende si sono confrontate sul tema dello smart working
Nei giorni scorsi a Verona, al Palazzo della Gran Guardia, si è tenuto il XVI Forum della Borsa del Placement, l’appuntamento organizzato da Fondazione Emblema che annualmente crea occasioni di incontro e confronto fra università e imprese interessate a dialogare per migliorare l’inserimento lavorativo dei laureati. Quest’anno si sono incontrati oltre trenta Atenei provenienti da tutta Italia e più di cinquanta aziende nazionali e multinazionali.
La sessione plenaria d’apertura si è concentrata sul rapporto fra smart working e team working, con lo scopo di mettere in evidenza tematiche centrali per qualunque realtà aziendale: quali devono essere le competenze tipiche dello smart worker e l’importanza del farle coincidere con la gestione della comunicazione in azienda e delle relazioni interpersonali.
Hanno aperto i lavori Tommaso Aiello, presidente di Fondazione Emblema e coordinatore della Borsa del Placement e Valentina Gagliardo, vicepresidente di Confindustria Verona e presidente Giovani Imprenditori. Ad animare la discussione è stata la survey presentata da Roberta Paino, young talent program management di Fondazione Emblema. L’indagine, illustrata alla platea di delegati degli uffici placement e referenti HR delle realtà partecipanti, ha il titolo “Smart Working e Team Working: una convivenza possibile?” ed è stata somministrata, da giugno a ottobre 2022, ad un campione composto da 254 imprese referenti per realtà presenti su tutto il territorio nazionale (40,3% Nord Ovest, 37,20% Nord Est, Sud 15%, Centro 5% e Isole 2,50%), con una netta maggioranza (66,3%) di grandi imprese (oltre 250 dipendenti).
La survey ha avuto lo scopo di analizzare le dinamiche di inserimento di neolaureati nei team aziendali durante il periodo pandemico e comprendere se i cambiamenti determinati dal contenimento del virus siano ora da considerare prassi consolidate oppure no.
«La decisione di realizzare un’indagine sul rapporto fra lavoro agile e lavoro in team», spiega Tommaso Aiello, «è nata dalla necessità di dare una lettura originale rispetto a quello che le statistiche contemporanee ci raccontano del lavoro giovanile: flessibilità, organizzazione, gestione del tempo e pianificazione delle attività oltre la capacità a saper lavorare su obiettivi precisi sono infatti le caratteristiche principali emerse nel fare un ritratto dei “nativi digitali” dei lavoratori e questo ci conferma come siano proprio i più giovani a mettere in campo le competenze richieste in questo particolare momento storico in cui lo smart working fa da padrone. Se a questo si aggiungono le digital hard skill, che nello smart working sostituiscono le competenze tecniche, è possibile affermare che il mondo del lavoro di oggi trova proprio nei nativi digitali dei lavoratori figure perfettamente in linea con le richieste dell’attuale mercato».
Fra i dati emersi dall’indagine vi sono anche quelli relativi le tipologie di colloquio e come queste, a dispetto di ciò che si potrebbe pensare, siano minimamente diverse rispetto al passato; verso il target dei neolaureati, infatti, le aziende hanno comunque continuato a prevedere forme di colloquio in presenza. Il 74% delle aziende intervistate prima di inserire risorse in azienda, ha effettuato un primo colloquio online e un secondo in presenza. Nessuna, fra le realtà coinvolte, ha dichiarato di aver inserito risorse colloquiate interamente online. Rispetto le modalità si registra la tendenza a mantenere – post pandemia – alcune forme acquisite durante l’emergenza Covid-19. Se il 94% delle aziende ha utilizzato videocolloqui durante il periodo pandemico, questa metodologia viene prevista, per i colloqui post-covid, da solo il 70% dalle aziende. Altro dato interessante è relativo al fatto che solo il 4% delle aziende intervistate non possedeva e non si è dotata di strumenti adeguati per garantire il giusto inserimento di nuove risorse anche in modalità telematica.
L’indagine ha approfondito inoltre come i candidati affrontano il momento del colloquio: i responsabili HR registrano una peggiore cura dell’aspetto in occasione del colloquio di selezione online rispetto a quelli affrontati in presenza e la maggior parte dei selezionatori (74,5%) è d’accordo sul fatto che nei candidati sia diminuito il livello di ansia nel corso dello svolgimento del colloquio.
I referenti parte del campione d’indagine, concordano sulle differenze, a volte sostanziali, presenti nell’inserimento dei neolaureati in modalità smart o in presenza; tutti hanno evidenziato un peggioramento radicale e diffuso, a causa dello smart working, nella comunicazione tra colleghi, con neo assunti o con colleghi già appartenenti al proprio team di lavoro. Questo, oltre la difficoltà ad acquisire una cultura aziendale e l’incapacità di inserirsi in un team di lavoro già avviato, sono le principali criticità emerse. Invece, dato incoraggiante, si registra un maggiore interesse e un aumento del numero di domande e chiarimenti dei neoassunti nei confronti dei senior e la disponibilità a lavorare oltre l’orario di lavoro, a conferma di come la pandemia abbia portato a una relazione ibrida nei confronti di modalità di lavoro agile.
Infine, il 70% delle aziende del campione d’indagine preferisce inserire i neolaureati con forme di lavoro ibride, non reputando lo smart working una modalità adeguata a questo specifico target: nonostante nella maggioranza dei casi venga registrato un aumento della performance, durante lo smart working, per il 74% delle aziende, questa prassi peggiora la comunicazione dei team, aspetto invece considerato essenziale per inserire un neolaureato.