“Giornata mondiale della gioventù”, un’esperienza indimenticabile per 1.254 ragazzi veronesi

«Ci siamo ritrovati in aeroporto come cinquanta sconosciuti, ora ci salutiamo come amici, se non fratelli». Esprime parole piene di gratitudine il 22enne Luca Zaramella, dell’Unità Pastorale di Villafranca, a conclusione dell’avventura di Lisbona. Luca è uno dei giovani dell’itinerario a piedi, arrivato all’incontro mondiale del Papa, con un pellegrinaggio di circa 150 chilometri in sei giorni da Santiago de Compostela sino a Porto. «È stata la bellezza di fare strada insieme; dividere la fatica e la sofferenza per ridurle, per poi condividere le gioie per moltiplicarle, tra noi ragazzi e con i cuochi, che sono riusciti a farci sentire a casa laddove a casa non eravamo», racconta.
Alla sua voce fa eco quella di una coppia di fratelli di Avesa, Chiara e Matteo Pepe, partiti dalla città scaligera con uno zaino pieno di curiosità, dubbi, paure e aspettative, per poi ritrovarsi all’ultima tappa di cammino «con il cuore straripante di gioia e di ricordi che custodiremo per sempre. Tutto ciò che abbiamo vissuto può essere riassunto con una parola che è diventata il nostro motto, Dajenu, che vuol dire “sarebbe stato sufficiente lo stesso”. Essa ha fatto risuonare in noi una voce che dice “sii felice di ciò che hai e stupisciti di ciò che hai la possibilità di vivere”, permettendoci di capire che è nei piccoli momenti ordinari che si può vedere lo straordinario».
Giornate di pioggia battente, le vesciche ai piedi e la fatica dello zaino sulle spalle. Tutto questo ha fatto sfidare i limiti e le fatiche di ognuno, ma al tempo stesso ha insegnato loro a riconoscere “l’essenziale”. C’è chi come Zeno Varalta, 27 anni, di Sommacampagna, ha trovato addirittura ispirazione per comporre una poesia intitolata “Uno zaino”, mentre Riccardo Fraccaroli, 26 anni, di San Pietro Incariano constata che «tutti gli sforzi sono stati ripagati in nuove grandi amicizie, nate dalla condivisione di fatiche sia legate al cammino, sia legate alle esperienze di vita».
Nella giornata odierna sono rientrati a casa anche gli amici in canoa, diventati famosi per l’impresa eroica di risalire il fiume Tago. Dopo la messa conclusiva del Papa nel grande parco Tejo, hanno prolungato di un altro giorno il “soggiorno” in terra portoghese. Elisa, 21 anni, definisce questa Gmg “sfidante”: «Ci siamo messi in gioco sul fiume Tago per scoprire che è quando si pagaia da soli che sembra di non farcela. Quando ci si affida invece alla corrente, metafora di quel “disegno del Signore su di te”, tutto risulta più semplice». Francesca Baltieri (22 anni) di Valeggio sul Mincio condensa, invece, la Gmg in canoa nel termine “fortificante”: «Credo che questa esperienza sia stata occasione di crescita per ognuno di noi e mi porto a casa un grande insegnamento: non siamo mai soli». Giovanna Bozzini (25 anni), della parrocchia di Madonna di Dossobuono, con alle spalle un’altra precedente Gmg in Polonia, ricorderà «la gioia e l’allegria, i momenti di preghiera assieme e le relazioni create in questo viaggio».
La Gmg è un’esperienza indelebile anche per la comitiva dei sedici autobus, che già dalla partenza hanno animato il viaggio con canti, chitarre alternati a momenti di preghiera. La tappa conclusiva si è svolta ieri a Lourdes, per dire grazie a Maria. Per i 18enni la conclusione del viaggio è consistita in un ultimo importante momento insieme, quello della celebrazione della santa messa nella Sagrada Familia di Barcellona.
I 1254 veronesi che hanno scelto di essere prendere parte alla “Giornata mondiale della gioventù” (per molti di loro si trattava della prima esperienza di questo tipo), incontrando da vicino il Papa, porteranno nel cuore un unico grande messaggio, vale a dire “Rise up! Levantate! Alzati, in tutte le lingue del mondo”. «Un invito forte», spiega don Luca Passarini, viceresponsabile del gruppo scaligero, «che ci incoraggia a vivere da vivi il presente della nostra vita, senza temere, perché il Signore è sempre con noi».