Legalità e imprese, a Verona due anni di impegno contro le infiltrazioni mafiose nell’economia

Con il convegno tenutosi lunedì nella sede della Camera di Commercio di Verona, si è chiuso un biennio intenso di attività nell’ambito del progetto Consulta della Legalità, promosso dalla stessa Camera di Commercio e da Avviso Pubblico. Un percorso che ha coinvolto imprese, categorie economiche, enti locali, rappresentanze sindacali, forze dell’ordine e magistratura in un lavoro sistematico di prevenzione, formazione e sensibilizzazione per contrastare la penetrazione mafiosa nell’economia veronese.
Il progetto, considerato ormai una buona pratica a livello nazionale da Unioncamere, è stato già adottato da altre Camere di Commercio in città come Torino, Modena e Aosta. Ad aprire i lavori, i saluti istituzionali di Michelangelo Dalla Riva (Camera di Commercio di Verona), Pierpaolo Romani (Avviso Pubblico) e Wanda Ferro (Sottosegretario all’Interno), che hanno sottolineato come la costruzione di una rete territoriale contro la criminalità organizzata sia oggi una priorità strategica per la tutela dell’economia sana. Il ministro dell’Interno Piantedosi, non potendo essere presente per altri impegni, ha inviato una lettera di saluto sottolineando l’attenzione al progetto.
Antonio Parbonetti, docente di Economia aziendale dell’Università di Padova e direttore del Crime – Centro di Ricerca su Imprese Mafia Economia, ha spiegato come le organizzazioni criminali operino per accumulare risorse economiche, riciclarle e trasformarle in potere economico e politico. «Le mafie non cercano solo denaro – ha dichiarato – ma potere, e in questo senso l’impatto delle droghe, ad esempio, è ancora più destabilizzante di quanto si creda per la democrazia». Parbonetti ha mostrato come il mercato delle criptovalute consenta alle mafie di accumulare e trasferire ingenti somme verso il dark web, ma ha anche chiarito che queste organizzazioni hanno bisogno di liquidità reale per penetrare e dominare i mercati legali, con particolare attenzione ai settori della finanza, dei trasporti e dei servizi.
Le mafie creano veri e propri ecosistemi aziendali, dove operano contemporaneamente aziende “star” – con performance e produttività apparentemente eccellenti – e “cartiere”, usate per riciclare denaro attraverso false fatturazioni. Uno studio del Crime ha inoltre evidenziato l’effetto positivo sul territorio della rimozione di aziende mafiose: a seguito del sequestro di un’impresa criminale, le aziende competitor mostrano miglioramenti del 15% nelle performance, con più assunzioni, maggior gettito fiscale e salari più alti. «Nessun altro intervento pubblico ha un impatto così duraturo sul tessuto produttivo», ha affermato Parbonetti.
Raffaele Tito, Procuratore Capo della Repubblica di Verona, ha ricordato che le mafie agiscono anche in assenza di reati visibili: «Non dobbiamo aspettare incendi o minacce per accorgerci della loro presenza. Un’impresa che si finanzia con capitali illeciti danneggia l’economia locale, anche se non compie reati in apparenza». Tito ha anche evidenziato il ruolo delle mafie straniere, spesso strutturate su legami familiari che sfuggono ai modelli investigativi tradizionali.
Il procuratore ha infine rilanciato la richiesta di istituire una sede della Direzione distrettuale Antimafia a Verona o almeno in Veneto, evidenziando la sottovalutazione storica del fenomeno mafioso nel Nordest e la necessità di rafforzare la presenza della magistratura specializzata.
Il convegno ha concluso un percorso che ha visto, dal 2023 a oggi, l’organizzazione di oltre venti incontri tematici dei gruppi di lavoro, due eventi pubblici presso beni confiscati, la produzione di un vademecum pratico per le imprese, e la creazione di una rete territoriale di prevenzione. Un’esperienza che ha dimostrato quanto la creazione di una rete di legalità organizzata sia una leva fondamentale per lo sviluppo economico sano, e che Verona intende continuare a promuovere anche nei prossimi anni.