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“Legnago bike” con Beppe Conti

Nell’ambito della manifestazione “Legnago Bike 2021”, che dal 18 settembre al 3 ottobre ha animato il centro di Legnago con una serie di eventi dedicati al mondo delle due ruote, venerdì 1 ottobre, nella sala civica comunale, il giornalista e scrittore Beppe Conti ha tenuto una conferenza nella quale ha ripercorso le grandi imprese della storia del ciclismo, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, cogliendo l’occasione per presentare il suo ultimo libro dal titolo “La grande storia del ciclismo”.

L’incontro è stato organizzato e moderato da Andrea Bellini, docente di scienze motorie al liceo “G. Cotta” di Legnago, nonché preparatore atletico del Legnago Salus. Per l’Amministrazione comunale erano presenti il sindaco Graziano Lorenzetti, l’assessore allo Sport Luca Falamischia e altre personalità facenti parte della Giunta o del Consiglio municipale. Nel ripercorrere le vicende sportive di noti atleti quali Alfredo Binda, Felice Gimondi, Fausto Coppi, Gino Bartali, Gianni Bugno, Marco Pantani e Vincenzo Nibali, solo per citarne alcuni, l’autore ha arricchito la sua presentazione rievocando alcune vicende e curiosità che hanno visto protagonisti i corridori citati.

La rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali, culminata nel Giro d’Italia del 1947, vinto da Coppi che riuscì ad aggiudicarsi la maglia rosa prevalendo su Bartali il quale, nell’ultima tappa da Pieve di Cadore a Trento, fu protagonista di due cadute sul passo Falzarego, nel Bellunese. L’altra rivalità significativa, narrata nelle opere di Conti, è quella tra Francesco Moser e Giuseppe Saronni, che ha visto protagonisti i due ciclisti al culmine delle loro carriere professionistiche, tra il 1978 e il 1986.

Conti si è poi soffermato sul carattere forte di Gianni Bugno, e la spregiudicatezza di Marco Pantani, unico atleta italiano insieme a Fausto Coppi ad aver vinto il “Giro d’Italia” ed il “Tour de France” nella stessa annata. Soprannominato “Il Pirata”, Marco Pantani amava il rischio, come testimoniano i numerosi incidenti più o meno gravi che subì nell’arco della sua carriera, così come la modalità con cui pose fine alla sua vita: il tema è stato ampiamente dibattuto nelle cronache giornalistiche negli anni immediatamente successivi al decesso, avvenuto il 14 febbraio 2004.

Beppe Conti sostiene che ogni corsa ciclistica ha un suo fascino, dalla “Milano-Sanremo”, al “Giro d’Italia”, alla “Parigi-Roubaix”, fino al “Tour de France” e al “Giro delle Fiandre”. Per Conti il ciclismo «è anche un mestiere, una metafora della vita, visto che ognuno di noi a volte rischia di farsi staccare in salita o di restare chiuso in volata».

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