Economia

Nel primo semestre del 2023 l’export della provincia di Verona è in crescita

Con 7,8 miliardi di esportazioni nel primo semestre di quest’anno Verona, anche stavolta, supera la media veneta (+3,2%) e nazionale (+4,2%), con un +5,9% rispetto al primo semestre del 2022. Il Servizio Studi e Ricerca della Camera di Commercio di Verona rileva inoltre un aumento del 4,3% delle importazioni, sempre nello stesso periodo, che si attestano sui 9,9 miliardi. La Germania si conferma principale sbocco delle merci scaligere, con un aumento del 14%.

«L’export veronese cresce», dichiara il presidente della Camera di Commercio di Verona, Giuseppe Riello, «Si tratta di un segnale positivo circa la competitività dei numerosi settori della nostra variegata economia: i dati crescono per macchinari, alimentari, tessile/abbigliamento e ortofrutta. Sono in flessione marmo, calzature, vino, termomeccanica e mobili. Il vino registra un lieve arretramento. L’export rimane, quindi, uno dei principali motori di crescita della provincia veronese. Esportando i propri prodotti e servizi in altri paesi, le imprese creano posti di lavoro, generano valore e stimolano l’innovazione. Siamo un’economia che è ben integrata nel mercato globale e che è in grado di competere sui mercati esteri. Non dimentichiamo, però, il ruolo dell’inflazione e le recenti stime al ribasso del Pil nazionale ed europeo».

Scendendo nei dettagli, il primo settore per export si conferma l’agroalimentare, che pesa per il 26,7% sul totale con 1,2 miliardi di euro di alimentari (in crescita del 17,6% rispetto al I semestre 2022), 577 milioni di vino (-1,4%) e 357 di ortofrutta (+15,3%). Seguono i macchinari che pesano per il 18,6% sul totale delle esportazioni e quotano 1,5 miliardi di euro, il 12,2% in più rispetto al medesimo periodo dello scorso anno. Cresce a due cifre (+11,5%) il tessile/abbigliamento, che si attesta sugli 826 milioni di euro. Sono in flessione le calzature (238 milioni, -4,6%), il marmo (214 milioni, -9,7%), la termomeccanica (62 milioni, -9,6%) e i mobili (49 milioni, -6,2%). È stabile (+0,9%) l’export delle altre merci e servizi che pesa per il 37% per un valore di 2,9 miliardi di euro.

«I principali mercati dell’export veronese sono in crescita», sottolinea Riello, «a parte gli Stati Uniti, la Svizzera e i Paesi Bassi, per variazioni di rientro dovute ad esportazioni episodiche. I dati segnalano una concentrazione dei flussi verso la Germania che potrebbe preoccupare, data la fase recessiva che sta attraversando il Paese. La disoccupazione è aumentata al 5,4%, e la crescita dell’economia è rallentata. Il governo tedesco ha varato una serie di misure per sostenere l’economia, ma è probabile che la crisi si protragga per alcuni mesi. Nonostante la recessione tedesca, però, le imprese veronesi hanno saputo non solo mantenere, ma incrementare le posizioni con un aumento dell’export del 14%, a 1,5 miliardi di euro, grazie all’aumento delle vendite di macchinari, prodotti delle industrie lattiero-casearie, carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne, articoli di abbigliamento, batterie di pile e accumulatori elettrici e ortofrutta».

Il secondo Paese di destinazione si conferma la Francia, che pesa per il 9,6% sul totale ed è stabile a 754 milioni di euro. Seguono la Spagna (449 milioni in crescita del 10,3%), gli Stati Uniti (390 milioni in flessione del 6,3%, il Belgio (337 milioni in aumento del 24,2%), la Svizzera in calo del 9,9% (334 milioni), il Regno Unito (332 milioni, +4,6%), l’Austria (327 milioni in crescita del 2,6%), la Polonia (che segna un exploit del 22,2% a 320 milioni) e i Paesi Bassi (in arretramento del 3,5% a 218 milioni).

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