Centri diurni per la disabilità, Confcooperative Federsolidarietà Veneto fa il punto della situazione

La “zona rossa” non ha, fortunatamente, interrotto l’attività delle cooperative sociali afferenti a Confcooperative Federsolidarietà Veneto nell’ambito dei servizi semiresidenziali (centri diurni) per la disabilità. Nel territorio regionale le cooperative sociali, contando solo i servizi semiresidenziali o diurni, gestiscono circa 130 strutture, per un totale di quasi 2800 persone con disabilità accolte.
«A seguito dell’introduzione della “zona rossa” e delle relative restrizioni, eravamo preoccupati di dover sospendere l’attività dei nostri centri diurni», afferma Roberto Baldo, presidente Confcooperative Federsolidarietà Veneto. «Invece», spiega, «la possibilità di continuare a offrire il servizio ha rappresentato un’opportunità importante per le persone che frequentano quotidianamente le nostre strutture».
Nei giorni in cui è stata introdotta la “zona rossa”, la Regione – a cui, secondo Confcooperative Federsolidarietà Veneto, va dato merito per tale importante presa di posizione – ha chiarito che tali strutture sarebbero rimaste aperte, secondo le attività erogate ordinariamente.
L’importanza di tale scelta è stata anche ribadita in apposite dichiarazioni rese alla stampa sia dell’assessore alla Sanità e ai Servizi sociali, Manuela Lanzarin, che dal presidente Luca Zaia. Entrambi, infatti, hanno riconosciuto spesso l’importanza di tali servizi, anche e soprattutto in funzione della loro capacità di rappresentare un presidio a favore delle persone fragili nell’attuale crisi sanitaria.
Durante il lockdown della scorsa primavera tali servizi sono stati chiusi per diverse settimane; inevitabilmente, ciò ha ovviamente comportato gravi problematiche per gli utenti e per le loro famiglie. In questa attuale fase, invece, è stato quanto mai essenziale poter garantire la piena apertura di tali servizi, pur nell’attenta applicazione dei protocolli sanitari finalizzati al contenimento del rischio di contagio.
Inoltre, i beneficiari e gli operatori dei servizi socio-sanitari per persone con disabilità sono tra i primi cittadini ad essere coinvolti nelle campagne vaccinali, così come indicato dal piano vaccinale stilato dal Ministero della Salute. Purtroppo, la riduzione della fornitura dei vaccini ha allungato le tempistiche inizialmente previste, e attualmente si registra un avanzamento rallentato della campagna vaccinale anche per le categorie più fragili (tra cui i caregivers e i genitori anziani delle persone con disabilità). Oggi – sostiene l’associazione – il piano vaccinale è comunque a buon punto e, seppure in modo non omogeneo nelle diverse Aulss regionali, in molte strutture socio-sanitarie gestite dalle cooperative sociali di Confcooperative Federsolidarietà Veneto della Regione del Veneto si è già svolto anche il secondo richiamo.
L’esperienza maturata negli ultimi dodici mesi ha reso tutti più preparati nell’affrontare l’emergenza sanitaria. Gli utenti e gli operatori dei centri diurni, ormai da tempo, sono divisi in gruppi (i cosiddetti cluster, composti da 10 utenti ciascuno), sono abituati a fare attività all’aperto quando è possibile, e anche a connettersi da remoto per attività online quando un compagno di cluster risulta positivo.
«In questo anno di pandemia», sottolinea Roberto Baldo, «è emerso con evidenza che questi servizi sono presidi essenziali di welfare per le nostre comunità, perché rispondono non solo ai bisogni delle persone con disabilità, ma anche alle loro famiglie. E ci ricordano che una società che sa prendersi cura dei più fragili è una società migliore».