Villa Bartolomea, la comunità partecipa in massa alla 166esima Festa della Madonna del Carmine
Una promessa il cui significato è più forte che mai. Centosessantasei anni fa Villa Bartolomea era stata sconvolta da un’epidemia di colera, che in un mese aveva mietuto centinaia di vittime portando paura e angoscia tra la popolazione; un gruppo di persone decise allora di recarsi dal parroco, di rivolgere una preghiera collettiva alla Madonna e di comportarsi in modo devoto. In quell’occasione, inoltre, venne fatto un voto: se la Vergine Maria avesse posto termine all’epidemia di colera gli abitanti del paese, il 16 luglio di ogni anno, l’avrebbero onorata con una processione. Poiché il virus cessò di seminare morte, tutti gridarono al miracolo, ritenendo che a proteggerli fosse stata Maria.
Venerdì 16 luglio, in occasione della Festa della Madonna del Carmine, la comunità – come di consueto – ha ringraziato la madre di Cristo partecipando in massa alla messa celebrata da don Alessio Lucchini e, al termine della funzione religiosa, alla processione durante la quale la statua che raffigura la Santa è stata trasportata dalla chiesa di San Bartolomea Apostolo alla chiesetta di Fondovilla (facendo poi, in serata, il percorso inverso). Un momento intenso, di profonda unione, capace di rinsaldare lo spirito di fratellanza e di infondere speranza una collettività che, dopo aver trascorso momenti assai difficili a causa del Covid-19, ha una gran voglia di rinascita.
«Ave o Maria! Questo saluto ha guidato la preghiera di tantissimi abitanti di Villa Bartolomea che da più di 160 anni si danno appuntamento il 16 luglio per accompagnare l’immagine dì Maria del Carmelo lungo le vie del paese, dalla chiesa parrocchiale fino a Fondovilla», ha ricordato il parroco don Alessio Lucchini nei giorni che hanno preceduto l’evento. «Sperando che la nostra devozione a Maria possa riportare colore nella nostra comunità e la possa far rifiorire, abbiamo suddiviso la parrocchia in quattro grandi aree accostando a ciascuna un fiore e un colore», sottolinea, «Nel 1855 i nostri antenati hanno ringraziato Maria per il suo intervento nell’epidemia di peste. Oggi siamo noi a ritrovarci per invocare di nuovo la sua materna intercessione perché doni salute fisica, mentale, economica e soprattutto spirituale a tutti noi che siamo stati toccati in diversi modi da questa pandemia e infine accolga con abbraccio materno i nostri cari defunti, che non abbiamo potuto accompagnare e salutare nell’ora della morte».