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La Triestina è più cinica e batte il Legnago Salus al “Sandrini”

Doveva essere una serata “coi fiocchi” per il Legnago Salus, quella di ieri. E, per molti versi, lo è stata. Peccato non sia valso per la cosa più importante, ossia quello che succede in campo. Sì, perché il “contorno”, in casa biancazzurra, è andato molto bene, con la cena per gli sponsor con ospite d’onore il presidente di Lega Pro, Francesco Ghirelli, l’omaggio ai medici e al personale ospedaliero, la presentazione del nuovo sito Internet ufficiale, la diretta televisiva sulla Rai.

Serviva “solo” un bel risultato, contro la Triestina, per completare l’opera ma, invece, sono stati gli “alabardati” a festeggiare a fine gara.

La squadra di Christian Bucchi, più esperta e costruita con obiettivi diversi rispetto a quella di casa, si è dimostrata cinica e “cattiva” quanto basta, trovando il vantaggio dopo appena sei minuti, amministrando per lunghi tratti del match il risultato favorevole, tenuto botta quando il Legnago ha provato a spingere sull’acceleratore e, infine, sfruttato una piccola indecisione difensiva dei padroni di casa per piazzare il colpo del ko, conquistando i tre punti e potendo dedicare la vittoria a Billy Marcuzzi, storico preparatore atletico della squadra, scomparso qualche giorno fa.

Di contro, i ragazzi di mister Colella hanno forse peccato un po’ per quanto riguarda la “garra”, come dicono i sudamericani. Troppi contrasti persi, poca propensione a usare la malizia quando serve e, forse di conseguenza, anche non abbastanza cinismo sotto porta.

Un peccato, perché adesso il tecnico trevigiano sembra aver trovato il giusto assetto, e le occasioni il Legnago le ha avute, sia nel primo tempo (clamorosa quella di Sgarbi a tu per tu con il portiere), sia nel secondo (la punizione di Buric, alzata sopra la traversa dal portiere avversario, sembrava davvero ormai pronta a entrare in porta), giocando sostanzialmente alla pari.

La differenza, appunto, l’ha fatta la maggior propensione dei triestini a determinate livelli di pressione. Ma la strada, per il Legnago, sembra comunque quella giusta.

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